L’unico vero Dream Team

Dec 30th, 2010 by The Goat in NBA Legendary Games

Archiviato il campionato 1991-92 con la seconda vittoria dei Bulls, dodici giocatori del campionato di basket professionistico americano ed un giocatore di college, lasciarono gli Stati Uniti alla volta dell’Europa.
In Spagna, a Barcellona, il 25 luglio del 1992, aveva inizio la XXV edizione delle Olimpiadi moderne.
Quattro anni prima, a Seul nella Corea del Sud, la selezione USA, formata come consuetudine da giocatori di college, aveva perso una storica semifinale contro l’Unione Sovietica. Fu in quella occasione che la NBA decise di inviare a Barcellona i giocatori professionisti. L’obiettivo era riprendersi la medaglia d’oro, senza possibilità di errore. Ed una squadra che poteva schierare il meglio che la NBA di inizi anni ‘90 potesse offrire, aveva ben poche possibilità di fallire.
Furono selezionati per partecipare ai giochi olimpici: Magic, Stockton, Jordan, Drexler, Mullin, Pippen, Bird, Laettner, Barkley, Malone, Ewing, Robinson.
Il coach era Chuck Daly, sergente di ferro a Detroit durante i due titoli vinti dai Pistons, appena passato ai Nets.
Per Magic e Larry (il primo veniva da un anno fermo, il secondo aveva appena disputato la sua ultima stagione da professionista), la chiamata fu un doveroso tributo a due carriere ineguagliabili.

Christian Laettner era stato appena scelto al draft con la terza chiamata assoluta dai Minnesota Timberwolves. Veniva da Duke dove si era imposto come uno dei migliori giocatori di college di tutti i tempi. Era l’unico giocatore non professionista della squadra.
Scottie Pippen fu chiamato per sostituire Isiah Thomas, reduce da alcuni infortuni, ma soprattutto in rotta con Michael Jordan.
Quella del Dream Team, come fu ribattezzata la squadra che dominerà le Olimpiadi di Barcellona, fu una splendida avventura che contribuirà in maniera decisiva ad elevare ulteriormente la popolarità della lega. L’impatto mediatico senza pari, ma anche la venerazione con cui venivano accolti i giocatori al loro ingresso in campo (spesso le partite iniziavano con la squadra avversaria che scattava foto ai propri idoli statunitensi) portò la lega alla decisione di continuare anche per le edizioni successive con la scelta di portare i giocatori professionisti alle Olimpiadi.

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