24. The Dream and the Nightmare
Come da titolo, il sogno e l’incubo.
Il sogno è ovviamente Hakeem Olajuwon, l’elegantissimo centro in maglia Rockets.
L’incubo è quello vissuto da John Starks, il guerriero in maglia Knicks. Due facce di una stessa drammatica finale.
New York (57 vinte e 25 perse in stagione) era approdata all’ultimo atto della stagione 1993-94, dopo aver giocato la bellezza di 18 partite di playoffs. Un 3 a 1 ai Nets al primo turno. Poi una faticosissima serie contro i Chicago Bulls, orfani di Jordan, in 7 tiratissime partite. Quindi ancora una guerra risoltasi solo alla settima sfida in finale di conference contro gli Indiana Pacers di un superbo Reggie Miller.
Reggie dava il via proprio in quei playoffs alle sue personalissime battaglie al Madison ed ai suoi straordinari duelli verbali a distanza con Spike Lee. In gara 5 aveva realizzato 39 punti, di cui 25 in uno stratosferico quarto periodo.
Houston (58 vittorie e 24 sconfitte) aveva avuto vita più facile nella Western, anche approfittando della debacle al primo turno della prima della classe, Seattle. I Supersonics si erano suicidati contro i Denver Nuggets, qualficatasi alla post season con l’ottavo record. Le immagini del centro dei Nuggets Dikembe Mutombo sdraiato sul parquet, la palla stretta fra le mani ed il viso stravolto dalla felicità, hanno fatto il giro del mondo.
Per l’appuntamento clou della stagione, di fronte si ritrovavano due squadre che facevano della difesa la loro principale ragion d’essere. Di fronte due allenatori come Pat Riley e Rudy T., due bombardieri come Kenny Smith e John Starks, ma soprattutto l’un contro l’altro armati, due fra i migliori tre centri della NBA. Hakeem Olajuwon, fresco vincitore del trofeo di MVP stagionale e di difensore dell’anno, contro Patrick Ewing.
Risultato? Forse la serie finale più difensiva di sempre, una delle più intense battaglie nella storia dei playoffs, in cui in ogni singolo possesso assumeva vitale importanza, ogni singolo tiro era contrastato con le unghie e con i denti, ogni singola palla vagante diveniva oggetto di frenetiche e convulse mischie.
Una serie dominata dalle difese, in cui per la prima volta dall’introduzione dei 24 secondi, vale a dire dalla stagione 1954-’55, nessuna delle due squadre riuscì mai a toccare la fatidica quota dei 100 punti in nessuna delle sette gare. Ad esser più precisi, nessuna delle due squadre superò mai neanche la quota dei 95 punti. Una serie in cui, dal 1975, da quando Golden State sweeppò Washingotn, il margine di vittoria di ogni singola gara non superò mai i 10 punti.
In conclusione, una serie poco spettacolare per i profani, al termine della quale, l’NBA si vedrà costretta a cambiare alcuni regolamenti per permettere un gioco meno difensivo e più spettacolare.
L’MVP fu ovviamente Olajuwon, assolutamente dominante in ogni singolo aspetto del gioco. Forse avrebbe giocato complessivamente meglio gli interi playoffs dell’anno dopo, ma quella stagione e quella finale, furono il suo personalissimo biglietto da visita con cui si presentava nell’elite dei più grandi giocatori della storia. Pat Riley le aveva provate tutte per fermarlo. Ewing, Anthony Mason, Oakley, Charles Smith si erano susseguiti in tempi e modi diversi e con diverse combinazioni per tentare di limitarlo. Ma si era rivelato tutto inutile.
“The Houston Rockets have to be considered a great team and usually a great team have a great great great player!” fu l’omaggio che a fine gara il coach dei Knicks riservò ai vincitori. I Rockets sono una grande squadra, guidata da un grande grande grande giocatore.
Certo si potrebbe parlare a lungo su come sarebbe finita la serie se John Starks non fosse crollato miseramente in gara 7. O se in gara 6 non avesse sbagliato il tiro della vittoria e del tanto agognato anello. Sbagliato? No, il tiro era buono… solo che… onore ai vincitori! Onore a “The Dream”!
Ma andiamo con ordine.
In gara 1 si impose Houston con uno scarto di 7 punti (85-78) grazie a 28 punti e 10 rimbalzi di Hakeem.
Gara 2 fu l’unica partita della serie in cui entrambe le squadre tirarono con più del 50% dal campo. La vinsero i Knicks al Summit per 91 ad 83, girando a proprio vantaggio il fattore campo.
In gara 3 i Rockets si ripresero il fattore campo, andando ad espugnare il Madison Square Garden, grazie a 7 punti negli ultimi 32 secondi del rookie Sam Cassell.
I Knicks vinsero in casa le successive due partite, con un buon apporto della panchina, di Starks e di Derek Harper.
La serie tornava a Houston sul risultato di 3 a 2 per New York. La squadra di Riley era ad un passo dal terzo anello della sua storia, ventuno anni dopo l’ultimo, quando a volteggiare in maglia rosso-blu-arancio erano Willis Reed, Earl “The Pearl” Monroe, Walt Frazier.
In gara 6, Olajuwon realizzò 30 punti, Carl Herrera, uscendo dalla panchina, fece 6 su 6 al tiro e Kenny Smith mise a segno, a 3 minuti e mezzo dalla fine, la tripla che dava ai Rockets un vantaggio di sette punti.
Ma i Knicks non mollarono. Il quarto periodo fu il periodo di John Starks. Il “ninja” entrò in completa trance agonistica e realizzò 16 dei sui 27 punti complessivi. Un suo canestro dalla distanza portò i Knicks sul meno due a meno di un minuto dalla fine: 84-82, Houston.
A due secondi dalla sirena, New York aveva l’ultimo possesso ed una rimessa da metà campo da effettuare. Poteva voler dire canestro. Vittoria. Titolo.
Pat Riley disegnò uno schema per portare palla sotto ad Ewing. La seconda opzione sarebbe stata proprio John Starks.
Ewing effettuò un blocco basso per Starks. Olajuwon non cambiò marcatura. Restò su Patrick quel tanto che bastava per impedire che la palla gli arrivasse per un facile tiro.
Starks realizzò che doveva tentare la tripla. Nel momento in cui fece partire il tiro, Olajuwon mollò Ewing e protese le braccia verso la palla, scagliata con mano sicura. La sfiorò appena. Ma quel tanto che bastava per impedire che i Knicks festeggiassero l’anello.
La tripla di Starks risultò cortissima. La stoppata (quella che ancora oggi nella NBA viene ricordata come “The Block”) fu assolutamente decisiva. Il campionato non finì quella notte. L’anello non andò ai Knicks. E tre giorni dopo si sarebbe giocata la settima e decisiva sfida.
Il 22 giugno del 1994, Knicks e Rockets fecero il loro ingresso sul parquet del Summit di Houston per giocarsi il tutto e per tutto in quegli ultimi fatidici 48 minuti.
Gli uomini chiave di NY erano Ewing (44 minuti di media per lui nella serie finale) e Starks (19.3 punti di media nella serie).
Il sogno e l’incubo si sarebbero materializzati quella notte.
Palla a due.
Hakeem salta più in alto di Pat. I primi due punti dell’incontro sono di Robert Horry in schiacciata. Il gioco di Houston è basato essenzialmente sugli scarichi di Olajuwon, costantemente raddoppiato, agli esterni. I tiratori dalla distanza di Houston sembrano far male ai Knicks, ma New York rimane incollata agli avversari.
Ad otto secondi dalla fine della prima frazione, John Starks ha la palla del primo sorpasso per i suoi. La sbaglierà. E sarà solo l’inizio. Il quarto si chiude sul 22 a 21, Rockets.
Il primo sorpasso Knicks arriva col primo possesso del secondo periodo, grazie ad un tiro in sospensione di Charles Smith.
Le difese sono ossessive. Il gioco è lento e staziona nella metà campo avversaria. I tiri sbagliati sono tanti.
A 3 minuti e mezzo dall’intervallo, Kenny Smith trova un impossibile tripla da distanza notevole, sul filo della sirena dei 24 secondi. E il più cinque Rockets, maggior distacco fino a quel momento della partita.
Sul possesso successivo Vernon Maxwell dalla lunetta porta Houston sul 40 a 33. Più sette.
Ewing riceve palla in post, affronta Olajuwon e lo beffa con un morbido tiro in sospensione, accorciando le distanze. Sarà uno dei pochi duelli vinti dal centro jamaicano.
Cinque punti consecutivi di Derek Harper, riportano sotto i Knicks. Hakeem porta in post basso Pat, palleggia spalle a canestro, si volta e lascia andare un morbido jump, oltre le mani di Ewing protese per la stoppata. La palla trova il ferro. Ma gli arbitri fischiano un fallo al 33 in maglia Knicks. Uno su due dalla lunetta del Sogno Nigeriano, cui segue un canestro ancora di Vernon Maxwell ed il secondo quarto si chiude sul 45 a 43 per i Rockets.
New York sta tirando col 45% dal campo, Houston col 50%. La squadra di casa perde la battaglia a rimbalzo, ma è decisamente più precisa dalla distanza con un 3 su 6 a confronto dello 0 su 4 dei Knicks. Ewing e Starks hanno 4 punti a testa. Olajuwon 10, Kenny Smtih 9 e Vernon Maxwell 8.
Patrick sembra risvegliarsi nel terzo quarto, quando con un paio di splendidi movimenti beffa Hakeem e regala due canestri consecutivi ai Knicks. Ma all’innalzamento del rendimento da parte del jamaicano, fa eco nell’area opposta il nigeriano dei Rockets. E la partita si infiamma. I due colossi ora si affrontano a viso aperto.
Ewing commette il terzo fallo personale su Olajuwon. Riley lo disimpegna dalla marcatura del nigeriano per non sovraccaricarlo di falli, spostando Charles Smith sul centro dei Rockets. Ma la superiorità tecnica di Olajuwon rispetto a Smith è evidente.
Ewing in sospensione regala un altro canestro ai Knicks. Hakeem lascia a tutti a bocca aperta, bruciando con una finta il povero Charles Smith e andando a schiacciare, evitando la stoppata di Ewing.
Starks continua a sbagliare ed i Rockets sembrano allungare. A poco più di un minuto dalla fine del terzo periodo il risultato dice Houston 61, New York 55.
Patrick adesso ha 12 punti e 9 rimbalzi con 5 su 13 dal campo. Hakeem ha 18 punti e 7 rimbalzi con 7 su 18 dal campo.
John Starks che da fuori sembra non essere più in grado di metterla, prova a penetrare, ma Hakeem gli molla una molla stoppone maestoso. La nottata si fa sempre più buia. L’incubo sempre più nero.
Harper da fuori e Oakley da sotto regalano però 5 punti ai Knicks, cui risponde Herrera a 4 secondi dalla fine del periodo: 63 a 60, Rockets.
Tutto si deciderà negli ultimi fatidici 12 minuti di gioco.
Le squadre tornano in campo. La concentrazione si legge sui volti dei giocatori. La tensione si repisra per tutto il Summit.
Sam Cassel mette due liberi. Ewing risponde in gancio oltre le braccia di Olajuwon. Cassell mette altri 4 punti consecutivi e Huston si porta sul 69 a 62.
Quando Riley chiama il primo time out dell’ultimo quarto, subito dopo un canestro di Horry, sono trascorsi meno di 3 minuti di gioco e Houston è sul 71 a 64. Sul possesso successivo, Harper perde palla banalmente, Olajuwon subisce fallo e fa 1 su 2 dalla lunetta. Per lui fino a quel momento 19 punti, 8 rimbalzi, 6 assist e 4 stoppate. Più otto, Houston.
Hakeem commette fallo su Starks che realizza entrambi i liberi. Una statistica appare sul video e ci ricorda che il guerriero dei Knicks nelle precedenti sei partite ha messo complessivamente 28 punti nei primi tre quarti e 38 nell’ultimo.
Questa volta non andrà così.
Cassell riporta Houston sul più 8 (74-66). Sull’azione successiva, Anthony prova la tripla ma la sbaglia. Rimbalzo offensivo di New York. Ci riprova da lontano Starks ma ovviamente sbaglia. Ancora rimbalzo dei Knicks, ancora palla fuori a Starks, ancora tripla, ancora errore. Stavolta il rimbalzo è di Olajuwon. Per New York la resa sembra vicina.
Ma il cuore dei ragazzi della Grande Mela è immenso.
Oakley segna da sotto, Anthony mette una tripla e i Knicks sono di nuovo sul meno tre, quando mancano 6 primi e 26 secondi alla fine. Olajuwon ristabilisce le distanze con un canestro all’altezza della lunetta. Sul possesso successivo Starks riprova da tre e, manco a dirlo, sbaglia.
Houston perde palla in attacco, contropiede di New York, nuovo tiro da tre di Starks, ma è notte fonda. Sul rimbalzo difensivo si fionda Hakeem, che poi va concludere con una potente schiacciata: è il 78 a 71, Houston.
Time out per New York e i compagni che rincuorano il povero John, la cui espressione è tragica fotografia del suo stato d’animo.
Le squadre rientrano in campo dopo il time out e Starks è ancora sul terreno di gioco. New york fa girare a lungo la palla, finchè non ritorna fra le mani di John e questi ritenta la tripla. Ancora ferro per lui. La situazione comincia a diventare paradossalmente comica.
Il guerriero si riscatta in piccola parte andando in penetrazione e mettendo a canestro. Oakley dalla lunetta riporta i Knicks sotto di tre, quando mancano due minuti alla fine.
La partita è ancora fortemente in bilico.
Olajuwon riceve palla sul fronte opposto. Stavolta è Ewing ad affrontarlo a viso aperto. È troppo importante questo possesso per lasciare la marcatura a Charles Smith.
Hakeem palleggia, compie una finta, due finte, si gira da un lato, poi dall’altro, alla fine deposita dolcemente a canestro. Houston è di nuovo sopra di cinque: 80 a 75.
Ewing sul possesso successivo ha subito un’ottima palla per riaccorciare le distanze, ma la sbaglia.
Sull’azione successiva, ancora Olajuwon contro Ewing. Il nigeriano finta il tiro, Ewing salta per la stoppata, ma Hakeem serve telepaticamente Vernon Maxwell che da dietro l’arco mette la tripla che chiude definitivamente la gara.
Rudy T. alza le mani al cielo. Maxwell viene sommerso dagli abbracci dei compagni.
Le telecamente si soffermano impietosamente sul volto di John Starks. Quindi su quello di Pat Riley.
Un cartello compare sugli spalti del Summit. Recita “The First time is the sweetest”.
Manca ancora un minuto di gioco, ma serve solo a permettere a Starks di sbagliare un’altra tripla e chiudere con un tremendo 2 su 18 dal campo. Il risultato finale sarà 90 ad 84 per Houston.
Per Hakeem, 25 punti e 10 rimbalzi. Per Vernon Maxwell, 21 punti ed il canestro decisivo.
La domanda più frequente che i commentatori ed i tifosi si sono posti dopo quella partita è perché Riley si è ostinato a tenere in campo John Starks.
La risposta è nelle parole dello stesso coach dei Knicks: “You go with the guys that got you here. You go with your players. You go up with them and you go down with them”.
Fine della storia.
Pubblicato per Playitusa il
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