4. Quattro leggende e una partita

Jan 3rd, 2011 by The Goat in NBA Legendary Games

Wilt Chamberlain, Oscar Robertson, Jerry West e Kareem Abdul Jabbar. Quattro nomi che hanno fatto la storia della National Basketball Association. Quattro autentiche leggende di questo sport. Quattro fra i dieci più grandi giocatori di ogni epoca.
Due esterni, il miglior play e la miglior guardia prima dell’avvento di Magic e MJ. Due centri, fra i primi tre di sempre. Tutti appassionatamente riuniti in una stessa, magica partita. Ovviamente Lakers-Bucks di inizio anni ‘70.
Se a ciò ci aggiungiamo una finale di Conference giocata pochi mesi prima fra le due squadre e vinta da Milwaukee in cinque gare, ed una striscia aperta di 33 vittorie consecutive dei Lakers in regular season, c’è veramente di che commuoversi nel mettersi davanti alla TV e godersi la sbiadita videocassetta della partita.
Ma proviamo a fare un po’ di chiarezza. Innanzitutto stiamo parlando della stagione 1971-72. Quella dell’apoteosi gialloviola. I Lakers venivano da sette finali disputate negli ultimi dieci anni. Tutte inesorabilmente perse, anche quando sembravano avere i favori del pronostico nettamente dalla loro, anche quando pareva che nulla potesse fermarli. L’ultima disfatta era stata contro i Knicks due anni prima nella celeberrima gara sette targata Willis Reed al Madison. Mai nessun anello conquistato da quando la franchigia aveva lasciato le Montagne Rocciose per trasferirsi sulla costa californiana, nonostante una squadra che poteva contare su fuoriclasse assoluti quali Baylor, West, Goodrich e, dal 1968, persino Wilt Chamberlain, l’uomo dei 100 punti, dei ventiquattromila rimbalzi e delle diecimila donne.
Milwaukee era invece la franchigia più giovane della lega. Nata appena nel 1968 ed adagiatasi sul fondo della Western Conference nella stagione del debutto, al draft del ‘69 aveva scelto con la prima chiamata assoluta il giocatore di college più devastante della storia, Lew Alcindor. Tre anni ad UCLA, tre titoli NCAA ed un record di 88 vittorie e 2 sconfitte.
Per un Bill Russell che nello stesso periodo dava l’addio alla lega, dopo averne stravolto il gioco, un giovanissimo Jabbar che vi faceva il suo ingresso per scrivere nuovi indelebili pagine di storia. Only in NBA.
Al suo primo anno Kareem chiuse la stagione con 28.8 punti e 14.5 rimbalzi, portando Milwaukee ad un miglioramento di 30 vittorie, che gli valsero (ovviamente) il premio di rookie dell’anno e l’accesso ai playoffs. I Bucks raggiunsero la finale della Eastern Conference dove si ritrovarono davanti i futuri campioni di New York.
Per il giovane Jabbar il duello con l’esperto Reed fu impietoso e i Knicks si imposero per 4 a 1.
Quella stessa estate la dirigenza di Milwaukee portò in città da Cincinnati, Oscar Robertson, al secolo The Big O. Il più grande All Around Player di sempre.
Colui, di fronte alla cui grandezza anche il mitico Red Auerbach seppe inchinarsi con la storica frase: “Robertson? He’s so great he scares me”. E’ così grande da spaventarmi.
Oscar è tuttora l’unico giocatore nella storia della NBA ad aver chiuso una stagione in tripla doppia di media (nel 1962: 30.8 punti, 12.5 rimbalzi, 11.4 assist) ed a sfiorarla in altre quattro stagioni (nel 1961, da rookie, chiuse con 30.5 punti, 10.1 rimbalzi e 9.7 assist. Nel 1964 addirittura con 31.4 punti, 9.9 rimbalzi e 11 assist).
Robertson aveva già 33 anni quando approdò nel Wisconsin, ma la sua esperienza, il suo carisma, la sua grandezza fecero fare un ulteriore salto di qualità alla squadra. Si mise immediatamente al servizio dei compagni ed in special modo di Jabbar. Abbassò la sua media punti dai 25.3 dell’anno prima ai 19.4 della stagione d’esordio coi Bucks, sacrificando il proprio ego alle esigenze del centro col numero 33.
Il connubio fra il grande vecchio Robertson ed il maestoso giovane Alcindor, portò subito i Bucks (che nel frattempo erano stati spostati ad ovest) sul tetto del mondo. Non prima (ovviamente) di aver fatto fuori nella finale della Western Conference l’eterna delusa Los Angeles.
I Lakers, per anni soggiogati dallo strapotere celtico, quindi impietriti nel ’70 dal cuore knicksiano, infine surclassati l’anno dopo dalla verve dei Bucks, erano costretti a rimandare ancora una volta i loro legittimi sogni di gloria. Ma finalmente arrivò l’anno del Signore 1972. E gloria fu.
I gialloviola si presentarono al via con una squadra decisamente vecchia nell’ossatura principale. Non partirono benissimo. Dopo nove partite avevano un record di sei vittorie e tre sconfitte. La terza sconfitta maturò contro i Warriors il 31 ottobre del 1971.
Quella partita fu l’ultima in carriera di Elgin Baylor, la meravigliosa guardia-ala che per 14 anni aveva vanamente inseguito un anello, illuminando i parquet di tutti gli States con le sue giocate spettacolari, i suoi rimbalzi, i suoi punti. Alcuni dei più prestigiosi record della lega portano tuttora la sua firma.
La decisione di Baylor fu dettata da un infortunio al ginocchio che non gli dava tregua e che lo aveva costretto a giocare solo due partite nella stagione precedente.
Un brutto, tragico scherzo del destino. Los Angeles iniziò proprio dalla partita successiva un’interminabile striscia di vittorie consecutive, che nel giro di pochi mesi li porterà alla conquista del mondo.
Il 5 novembre del 1971, decima partita della regular season, prima partita del dopo-Baylor, i Lakers sconfissero per 110-106 i Baltimore Bullets. Poi non persero più per oltre due mesi.
Il 12 dicembre sconfissero Atlanta, arrivando a 21 vittorie consecutive e migliorando il precedente record che apparteneva proprio ai Bucks della stagione precedente.
Il 7 gennaio del 1972, ancora contro Atlanta, Los Angeles centrava la trentatreesima vittoria consecutiva, con un rotondissimo 134 a 90.
Due giorni dopo, il 9 gennaio 1972, i Lakers erano di scena a Milwaukee (36W e 8L), contro la seconda miglior squadra della lega, nonché la detentrice dell’anello. Un confronto molto sentito da entrambi le parti. Una sfida che aveva un maledetto sapore di argenteria.
Da un lato West e Chamberlain. Dall’altro Robertson e Jabbar. Mettiamoci comodi, please. Lo spettacolo sta per inizare.
Le immagini partono con i due centri che si stringono la mano a metà campo.
Kareem con un paio di basettoni enormi. Wilt con l’eterna fascia gialla sulla fronte. Due generazioni a confronto. Gli anni ‘60 ed il glorioso passato, contro gli anni ‘70-’80 ed il meraviglioso, lunghissimo futuro.
Chamberlain allora aveva il record di punti nella NBA. Un record che sembrava inavvicinabile per chiunque. Dodici anni dopo, il 5 aprile del 1984 con un gancio cielo agli Utah jazz, Jabbar lo avrebbe superato, diventando il top scorer della lega.
Il primo confronto fra i due colossi avviene dopo un minuto dall’inizio della partita. Il primo di una lunghissima serie. L’anziano contro il giovane. Kareem palleggia in post basso, spalle a canestro. Wilt gli è addosso. Kareem fa partire il suo Sky Hook. Wilt va per la stoppata. Ma è solo rete.
Il gancio cielo di Jabbar, un movimento plastico, elegante, semplice da vedere, difficilissimo da perfezionare, è stata la singola arma più devastante nella storia della NBA. Il giovanissimo Alcindor lo perfezionò ai tempi di UCLA, quando per limitare il suo strapotere, la NCAA aveva varato una singolarissima regola, l’abolizione della schiacciata.
Non potendo più schiacciare, il “piccolo” Lew iniziò dapprima ad appoggiare dolcemente la sfera nel canestro, poi cominciò ad allontanarsi progressivamente dai tabelloni, sviluppando il suo magnifico gancio che, partendo da altezze siderali, risultava assolutamente instoppabile.
La regola ideata per limitarlo, lo aveva reso ancora più forte e completo. Jim Wooden, coach santone di UCLA, all’epoca aveva predetto che sarebbe finita così.
A fine anni ‘80, negli ultimi due anni di carriera, Jabbar tirava solo di gancio, eppure mai nessuno è riuscito a fermarlo, ad impedirgli di eseguirlo con la solita, angosciante, millimetrica precisione.
I primi due punti dei Lakers nel match sono di McMillian su assist di Jerry West che aveva battuto in paleggio Robertson. Sull’azione successiva la sfera torna a Jabbar. Ed il confronto con Chamberlain si rinnova. Il pubblico mostra di gradire. Il leggero brusio quando i due pivot si trovano l’uno di fronte all’altro diventa rumore. E quando per la seconda volta Kareem sale in cielo e va a depositare a canestro il suo gancio, mentre Wilt vola per aria nel vano tentativo della stoppata, il rumore diventa boato.
Chamberalin perde palla in attacco. Sul rovesciamento di campo ancora la sfida fra i due centri. Ma stavolta Wilt non ci sta. Prima commette fallo sul 33 in maglia Bucks onde evitare un nuovo gancio, sull’azione successiva ruba con perfetto tempismo palla a Jabbar, dando via ad un contropiede dei Lakers concluso da due liberi di West.
L’azione più bella del primo quarto porta la firma gialloviola. West serve Goodrich che penetra ed evita Jabbar, salito in cielo per la stoppata, servendo un telepatico assist per Chamberlain. Il numero 13 gialloviola schiaccia di potenza.
Wilt è adesso pienamente in partita. Difende ottimamente su Kareem, che ne sente tutta la prorompente fisicità. Il 33 palleggia, si gira, fa partire il gancio, ma coglie il ferro. Sul rimbalzo offensivo di Milwaukee si ripropone l’altro grande duello della partita,  Oscar contro Jerry. La spunta il numero 1 dei Bucks che subisce fallo e va in lunetta per due tiri liberi.
West di tabellone porta avanti i suoi per 16 a 13. Chamberlain vola in cielo per una fantastica stoppata su Dandridge, poi torna a difendere su Kareem portandolo a sbagliare nuovamente da sotto. Tutte le azioni dei Bucks hanno come unico terminale offensiva il numero 33.
Siamo ancora a metà primo quarto e la partita già vive di duelli emozionanti e rapidissimi capovolgimenti di fronte. Big O pesca ancora Jabbar a centro area, ma ancora Chamberlain è su di lui ad ostacolarlo, mettergli pressione. Kareem sbaglia di nuovo. Sul fronte opposto, Wilt pesca a centro area Hairston e L.A. vola sul 20 a 15. Azione successiva: si rinnova il confronto Chamberlain-Jabbar. Questa volta la spunta il centro in maglia Bucks che segna di tabellone. È il nono punto di Kareem, quando sono trascorsi appena 8 minuti dall’inizio del match.
Robertson è magico quando, nonostante la pressione di West, serve un passaggio schiacciato a Dandridge, tutto solo sotto canestro. Ma Chamberlain si catapulta maestosamente su di lui per una seconda fantastica stoppata da dietro. Il primo quarto si chiude sul 28 a 26 per Los Angeles.
Il secondo periodo si apre con una vecchia conoscenza in campo. Tale Pat Riley a sostituire per pochissimi minuti Jerry West. Milwaukee si riporta avanti. Chamberlain trova una prepotente schiacciata che ristabilisce la parità e sull’azione successiva va ancora a difendere la posizione su Kareem che, in difficoltà, commette fallo in attacco.
Wilt the stilt. Wilt la guglia. Forse il più grande centro di ogni epoca. Secondo alcuni il più grande giocatore di ogni epoca. Colui che ha segnato 100 punti in una partita (chiudendo la stagione a 50.4 di media), che ha catturato 55 rimbalzi in un’altra contro Boston, contro Russell. Colui che durante una gara coi Pistons ha realizzato l’unica “doppia tripla doppia” di cui si abbia notizia nella storia della lega (oltre 20 punti, 20 rimbalzi e 20 assist). Colui che un anno si è messo in testa di voler vincere la classifica degli assist (riuscendoci) e che ora dedica tutto il suo gioco alla difesa. Con trentatré primavere sul groppone e con gli anni più belli della sua carriera alle spalle, è straordinario per come ostacola e porta all’errore il giovane Jabbar.
Con Kareem limitato da Wilt, salgono in cattedra i due esterni. Robertson supera West e va in penetrazione per depositare a canestro. La stoppata di Chamberlain viene giudicata irregolare e canestro a Milwaukee.
Sul rovesciamento di fronte è West a compiere un magistrale arresto e tiro, eludendo la difesa di Robertson e a fissare il risultato sul 40 pari.
Poi ancora Kareem contro Wilt per quello che forse è il più bel confronto del match. Jabbar è fronte a canestro, Chamberlain è alle sue spalle. Un paio di movimenti, poi parte il solito gancio. Wilt salta davvero alto. Sembra che ce la faccia per la clamorosa stoppata, ma sfiora soltanto l’arancia con le dita. La sfera gira sul ferro un paio di volte, poi entra. Ma la rivincita del centro gialloviola arriva poco dopo. Jabbar lascia partire un morbido jump da centro area e stavolta la stoppata di Wilt è netta, pulita, fragorosa. Si arriva all’intervallo sul 51 a 45 per Milwaukee.
I Lakers tornano sul parquet decisi a mantenere la striscia vincente ancora aperta. Chamberlain schiaccia per due volte, West mette un morbido jump dalla distanza, ma poi Kareem (34.8 punti e 17.4 rimbalzi per lui in stagione) inizia a prendere decisamente le misure sull’anziano avversario. Riceve in post sulla destra un passaggio di Oscar Robertson, finta il tiro, Wilt abbocca e salta. Kareem mette palla a terra e parte in palleggio sulla desta, per poi depositare a canestro col suo colpo preferito, lo Sky Hook.
Sempre Jabbar riceve esattamente nella stessa posizione ancora da Oscar. Si alza per il jump. Sembra l’azione fotocopia. Ma stavolta non è una finta. Wilt lo capisce troppo tardi ed il suo tentativo di stoppata è inutile. 61 a 54 Milwaukee.
Ancora un jump del numero 33, questa volta dalla sinistra, bacia la retina. In difesa Jabbar stoppa Hairston. In attacco beffa di nuovo Chamberlain. Adesso Kareem sta prendendo il netto controllo non solo del suo diretto avversario, ma di tutta la partita. Ha già 26 punti, 12 rimbalzi, 4 stoppate contro i 9 punti, gli 11 rimbalzi e le 6 stoppate di Chamberlain.
Los Angeles ritorna sotto grazie a West. Jerry suona la carica, serve assist, propizia giocate per i suoi e segna quattro punti consecutivi in rapida successione che impattano la partita sul 67 pari. I Bucks tornano in attacco con palla a Kareem. L’ennesimo gancio, l’ennesimo punto. E Wilt che non può far altro che vedere la palla sfiorare dolcemente la retina.
Ancora West impatta per i Lakers. Poi Oscar riporta avanti i suoi. Si combatte punto a punto adesso.
Chamberlain porta in post basso Kareem Abdul Jabbar. Vuole l’uno contro uno. Ma Jabbar è immenso. Stoppa il tiro del centrone in maglia Lakers. Goodrich cerca ancora Chamberlain sotto canestro. Il numero 13 si gira e lascia partire il tiro, ma ancora Jabbar gli rifila un’altra splendida e sonora stoppata con palla che torna a metà campo. La seconda in meno di un minuto. La differenza di età e di condizione fisica, adesso si sente tutta.
Milwaukee finisce il periodo in crescendo. 84 a 77 dice il risultato alla fine del terzo quarto. La striscia vincente di Los Angeles inizia ad essere in serio pericolo.
I Lakers partono forte nell’ultimo periodo. Quattro punti di Flynn Robinson, un errore di Kareem, due autentiche invenzioni di Robertson, un impossibile canestro di Block (Milwaukee) e la solita precisione di West portano il risultato a metà quarto sul 92 ad 88, Bucks. Chamberlain sigla il meno 2 con un tap in vincente su tiro errato di West. Kareem schiaccia in faccia a Wilt nel confronto più fisico fra i due big man della partita. Ma le due squadre sono ancora lì. Appiccicate l’una all’altra per un rush finale che non ammette errori. E di errori ne commette davvero pochi Jabbar che porta i Bucks sul più sei, ancora battendo il suo diretto avversario: 98 a 92.
Lucius Allen (Milwaukee, ex UCLA anche lui) firma il centesimo punto. West gioca di pick’n’roll con Chamberlain e va a canestro per il 100 a 94. Quando mancano due minuti alla fine dell’incontro, Kareem sigla il più dieci.
McMillian sbaglia da lontano per i Lakers, rimbalzo difensivo di Oscar Robertson che serve un telepatico assist a tutto campo per Lucius Allen, che mette due punti facili.
Quando ancora Robertson smazza l’ennesimo fantastico assist per Dandridge che sigla il 108 a 94, la partita è virtualmente conclusa. C’è tempo solo per l’ennesimo show di Oscar che serve altri due assist degni del miglior Magic, per l’ennesimo gancio di Jabbar, per due tiri liberi di West (20 punti per lui a fine gara), per una magnifica schiacciata di Chamberlain che di forza sovrasta Kareem prendendosi una parziale rivincita sull’avversario.
Ed infine c’è tempo solo per il conto alla rovescia intonato a gran voce da tutto il pubblico di Milwaukee, letteralmente in giubilio al suono della sirena.
Il risultato finale sarà 120 a 104 per Milwaukee. La striscia vincente di 33 partite è chiusa per Los Angeles. Quella striscia che è tuttora record NBA e che neanche i Bulls del ’96 sono riusciti a migliorare, finiva quel 9 gennaio del 1972.
I Lakers chiuderanno la stagione con 69 vittorie e 13 sconfitte.
Si riprenderanno la loro importantissima rivincita coi Bucks in finale di Conference, vincendo la serie per 4 a 2. Una serie in cui stavolta Jabbar finirà per essere oscurato da un decisissimo Chamberlain. E Robertson dovrà inchinarsi alla voglia di anello di Jerry West.

Pubblicato per Playitusa il

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