3
Jan

9. La maledizione dello Spectrum

La stagione 1979-’80, quella che avrebbe inaugurato il più spettacolare decennio della storia della lega, era terminata con la conquista dell’anello da parte dei Lakers e la fantastica prova in gara 6 di finale della matricola Earvin Magic Johnson.
Una consacrazione per Los Angeles che tornava al titolo 8 anni dopo Jerry West e Wilt Chamberlain. Una consacrazione per Kareem Abdul Jabbar che, con 33 primavere sulle spalle, tornava a conquistare un anello, nove anni dopo il primo ed unico successo in maglia Bucks. Ma una consacrazione soprattutto per il fantastico rookie da Michigan State, Magic Johnson. Quella famosa gara 6 di finale era stata la sua apoteosi: 42 punti, 15 rimbalzi e 7 assist, ricoprendo tutti e cinque ruoli ed in special modo sostituendo l’infortunato Jabbar nello spot di centro.
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3
Jan

10. I nipotini di Bill Russell

La semifinale di Conference contro i Sixers era stata un vera e propria battaglia per Boston.
Sotto per 3-1 e con l’evidente convinzione che Philadelphia fosse più squadra, i Celtics avevano dovuto far ricorso a tutto il loro smisurato orgoglio e all’immensa classe di Larry Bird per ribaltare il risultato e piegare nelle tre partite successive la resistenza del Doc e dei suoi compagni.
Era stata una vera impresa, molto spesso parsa persino disperata, ma quando in gara 7, Bird aveva messo a segno il canestro della vittoria ed il popolo del Garden aveva invaso il parquet, a tutti era apparso chiaro che Boston si apprestava a vincere il quattordicesimo anello della sua storia. Il primo dell’epoca Bird.
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3
Jan

11. Poesia in movimento

“Poetry in action”. Poesia in movimento.
Era la definizione a cui più spesso si ricorreva per descrivere nella sua totalità uno dei più grandi campioni che abbiano mai calcato un parquet di basket. Un giocatore straordinario. In campo e nella vita. Una definizione che rispecchiava il suo modo di stare in campo, la sua eleganza, la sua compostezza, ma anche il suo animo, la sua personalità, la sua disponibilità.
Dopo qualsiasi partita, vinta o persa, in cui avesse giocato bene o male, aveva sempre una fila interminabile di giornalisti davanti al suo armadietto. Lui rispondeva ad ogni singola domanda. Mai una parola sgarbata, mai un segno di insofferenza o di poca disponibilità. Lui era fatto così. Lui era, o meglio è, Julius Winfield Erving II. Per tutti semplicmente Doctor J.
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3
Jan

12. La prima volta di Bird e Magic

“Championship rings… I live for them!”.
Parole e musica di Larry Joe Bird. O se preferite di Larry the Legend, come ormai era universalmente conosciuto dalle parti del Boston Garden.
Purtroppo per lui, c’era però un’altra persona che la pensava nella stessa identica maniera: Earvin Magic Johnson.
I due leader delle squadre più forte degli anni ’80, due fra le squadre più forti di ogni epoca, non avevano ancora avuto il piacere di incrociare le armi in una serie playoffs fino al 1984.
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3
Jan

13. Il re è morto. Evviva il re!

Ci sono squadre che costruiscono le proprie vittorie ancor prima che sul campo, nella testa dei loro avversari.
Ci sono squadre avvolte da un tale alone di leggenda, un’aurea di invincibilità, che batterle diventa un’impresa ben più improba di quanto le reali forze in gioco possano dire.
Ci sono squadre che iniziano a vincere perché più forti e continuano a farlo anche quando sul campo non lo sono più, perchè quella strana e famosa “sudditanza psicologica” non è una locuzione inventata per gli arbitri del campionato di calcio nostrano.
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3
Jan

AIR

by The Goat in NBA

Mentre tutta l’Ameirca sportiva era coinvolta nelle già leggendarie sfide fra Celtics e Lakers e fra Magic e Bird, un giocatore iniziava ad imporsi all’attenzione dei media.
Il suo nome era Michael Jeffrey Jordan, spettacolare guardia dei Chicago Bulls, scelto con la terza chiamata assoluta al draft del 1984.
Jordan era la cosa più vicina a Julius Erving che si fosse mai vista sui parquet della NBA. Superbo realizzatore, atleticamente devastante, i suoi voli a canestro, le sue tremende schiacciate, il fatto che riuscisse a rimanere in aria sempre un secondo più degli avversari, solleticarono la fantasia del pubblico e gli procurarono l’appellativo di Air.
I Bulls erano una squadra in piena costruzione, ma con Michael in campo, iniziarono ad approdare costantemente in post season, oltre che ad avere un certo mercato televisivo e pubblicitario.
Mentre la dirigenza si attivava per costruire attorno al proprio asso, una squadra all’altezza, Jordan iniziava a far parlare di sé a suon di voli, di schiacciate e record realizzativi.
E quando nei playoffs del 1986 Michael sfidò gli imbattibili Celtics di Larry Bird, fu chiaro a tutti che quel giovanotto con numero 23 sulle spalle avrebbe scritto importanti ed epiche pagine nel grande libro della National Basketball Association.

3
Jan

14. Dio travestito da Jordan

È il primo Novembre del 1986.
Al Madison Square Garden, Chicago Bulls e New York Knicks scendono in campo per la loro prima partita di Regular Season.
A metà dell’ultimo quarto i Bulls sono sotto di 6 punti, quando l’allora ventitreenne Michael Jordan si avvicina al neo allenatore di Chicago, Doug Collins, e gli bisbiglia ad un orecchio: “Coach non ti lascerò perdere la tua prima partita in NBA!”.
Detto, fatto. MJ segna tutti gli ultimi 18 punti dei Bulls e porta la sua squadra alla vittoria, diventando il primo giocatore nella storia a superare i 50 punti al Madison Square Garden da avversario dei Knicks.
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3
Jan

Il sedicesimo anello

by The Goat in NBA

Nonostante la sofferenza causata da Michael Jordan in gara 2, i Celtics volarono a vincere il titolo nel 1986. Gli avversari in finale furono, come nel 1981, gli Houston Rockets.
Houston annoverava fra le sue file due giovani giocatori del calibro di Hakeem Olajuwon e Ralph Sampson, entrambe prime scelte assolute rispettivamente ai draft del 1984 e del 1983.
Insieme i due andarono a formare le cosidette Twin Towers, una coppia di lunghi sotto canestro, molto dotati anche da un punto di vista tecnico.
Ma i Rockets ben poco poterono contro la forza dei Celtics che si imposero in 6 gare, per quello che fu l’ultimo titolo dell’epoca Bird, probabilmente il più bello.
Da lì in avanti sarebbe tornata a splendere la stella di Ervin Maigc Johnson, mentre nella terribile Eastern Conference una nuova corazzata stava nascendo. I Detroit Pistons ben presto sarebbero diventati l’incubo dell’intera lega.

3
Jan

15. Ultimi bagliori di leggenda

Dopo la vittoria dei Lakers al Boston Garden in gara 6 di finale del 1985, il grande tabù dell’invincibilità dei prodi celtici in finale era stato finalmente sfatato.
La stagione successiva fu caratterizzata ancora una volta dallo scontro a distanza fra Lakers e Celtics. Ma l’epilogo stavolta risultò completamente diverso. E quella divenne la stagione dell’apoteosi biancoverde.
The Legend vinse per il terzo anno consecutivo il premio di MVP della lega. Il suo rivale Magic era ancora a zero.
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3
Jan

16. Quando lo Sky-Hook è junior

Siamo ad inizio giugno del 1987. Il due per la precisione. Un martedì qualunque. Boston Cetlics e Los Angeles Lakers danno il via alla loro ultima grandissima sfida. È la fine di un’era. Forse del periodo più bello della storia dell’intera lega.
Gli anni ’80, la gloriosa epoca che aveva riportato fasto e splendore nella NBA, stavano per giungere al loro capolinea. Lakers e Celtics avevano dominato per tutto il decennio, ma in realtà si erano incontrate in finale solo due volte. Una vittoria a testa. Ora si apprestavano alla terza e decisiva sfida.
Quel due giugno in pochi potevano saperlo, ma sarebbe stata l’ultima. L’ultima sfida fra Los Angeles e Boston. L’ultima fra Magic e Bird.
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3
Jan

I vecchi leoni ruggiscono ancora

by The Goat in NBA

Con la finale del 1987, si chiuse la magica era degli scontri fra Bird e Magic.
Nuove squadre prenderanno ben presto il posto dei Celtics nel dominio della difficilissima Eastern. I Detroit Pistons prima ed i Chicago Bulls dopo, instaureranno delle nuove dittature che si protrarranno fino alla fine degli anni ‘90.
Ad ovest invece, i Lakers troveranno la rivale più agguerrita nei Portland Trail-Blazers.
Ma prima che lo scenario della lega venga completamente stravolto dal ricambio generazionale, e città come Detroit, Chicago, Porland, Houston, si ritroveranno improvvisamente al centro del mondo cestistico, Larry Bird farà in tempo a scrivere una nuova immortale pagina di storia nella NBA ed i gialloviola di Los Angeles faranno in tempo a coronare il sogno della storica ed agognata doppietta.

3
Jan

17. L’uomo chiamato Leggenda

“Non vedrete mai più in campo un altro giocatore come Larry Bird. In futuro ci potrà essere un altro Magic o un altro Jordan, ma non ci sarà mai un altro Bird”.
Con queste parole Earvin Magic Johnson rendeva omaggio al suo più grande e acerrimo rivale. L’uomo contro cui aveva combattuto decine di battaglie e che per dieci lunghissimi anni aveva rappresentato l’ostacolo più difficile, spesso impossibile da superare per arrivare all’agognato anello.
Magic Johnson non ha mai nascosto la sua venerazione per Larry Bird, arrivando addirittura a considerarlo “naturalmente più forte”. Lucida ammissione? Falsa modestia? O semplicemente sconfinata ammirazione?
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3
Jan

18. Una squadra in missione

Erano passati 19 lunghissimi anni dall’ultima doppietta in NBA. Correva l’anno 1969. Era il 5 maggio. Di lunedì. Al Forum di Los Angeles, sempre quella volta dei palloncini, in una storica gara 7 di finale, i Celtics si imponevano per 108 a 106 sugli eterni rivali californiani, bissando così il titolo dell’anno prima.
Era l’ultima partita in carriera di William Felton Russell, per tutti Bill. L’ultima, magica vittoria. Dopo di allora nessuna squadra aveva mai più conquistato l’anello per due anni consecutivi.
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3
Jan

I cattivi ragazzi di Detroit

by The Goat in NBA

Nel 1988 i Pistons avevano fallito il loro primo, vero assalto al titolo.
Nonostante la sconfitta in gara 7 contro Los Angeles, fu però evidente che i ragazzi di Detroit erano pronti per l’anello.
Già l’anno dopo si presero infatti una roboante rivincita asfaltando la concorrenza e imponendosi proprio contro i Lakers per 4 a 0 nella serie finale.
A quel titolo ne seguirà un altro nel 1990 per una storica doppietta, corononando il sogno del loro leader e miglior giocatore, Isiah Thomas.
La piccola dinastia dei Pistons fu però destinata ad interrompersi nel 1991, quando una nuova squadra si impose all’etenzione generale, pronta ad instaurare una lunghissima dittatura che si protrarrà per larga parte degli anni ‘90.
I Chicago Bulls di Michael Jordan riscriveranno in quegli anni buona parte della storia della National Basketball Association.

30
Dec

19. The first is the sweetest

Era domenica.
Una calda domenica di inizio giugno dell’anno 1990.I Detroit Pistons avevano appena eliminato nella decisiva gara 7 di finale della Eastern Conference gli odiati Chicago Bulls. Volavano verso una finalissima che li avrebbe consacrati per il secondo anno consecutivo sul tetto del mondo.
Era domenica. Era sera. E faceva caldo. Non il caldo torrido che ben presto avrebbe incendiato da costa a costa tutti gli States, dai grattacieli di Manhattan, alle spiagge della California.
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